©Fabio Barilari - Il Senso delle Cose - Napoli_Copertina

Bold as Love (Learning from Napoli) – di Fabio Barilari

Il termine Bold in italiano racchiude molti significati: “Ardito, audace, baldanzoso, chiaro, coraggioso, deciso, grosso, impudente, sfacciato, sicuro, spavaldo“.

Oppure “acceso, vivace” se riferito ad un colore.

Anche “pestifero“, in un’accezione più irlandese.

Un microcosmo, rinchiuso in una parola.

Dammi risposte complesse. Please

Gipi  – intro a “Unastoria

Nessuna città come Napoli chiede, anzi, pretende risposte complesse.

Forse nessun luogo, esprime in modo più compiuto, ricco e profondo il concetto di organismo urbano ed architettonico.

Nella sua bellezza disarmante e struggente, Napoli è un organismo vivente e la sua potenza non è nella forma compiuta, ma nel suo stato in continuo divenire; per un forestiero come me, comprenderla ha a che fare con la personale capacità di accettare che, come qualunque organismo vivente, il suo sviluppo non può essere fermato in un momento ideale: come una barriera corallina che cresce su se stessa, si modifica, si articola a dismisura; perde delle parti, ne crea delle altre.

Un’alternanza e commistione, senza soluzione di continuità, di capolavori di architettura, cabine tecniche, reperti archeologici, abusi edilizi, antenne, fili elettrici, stucchi barocchi, condizionatori, crepe, ringhiere, statue rinascimentali, insegne luminose, grate, decori kitsch, bassorilievi in bronzo, neon, scritte con lo spray, targhe commemorative in marmo, tapparelle di plastica, cassette del gas, edicole votive, reti di protezione, pubblicità legali, impalcature, pubblicità abusive, ancora impalcature, delizie liberty, panni stesi, scheletri in cemento armato, tettoie in eternit, basolato, alluminio anodizzato, linoleum, intonaci sbiaditi, marmi policromi, altri panni stesi.

27 secoli di storia, il più vasto centro storico d’Europa, patrimonio dell’Unesco, pari a circa 1700 ettari – 17 chilometri quadrati dell’intera superficie urbana ed una ricchezza urbana con pochi confronti.

Non si può pensare di pianificare ed indirizzare un luogo simile, senza lasciare aperti dei gradi di anarchia, o almeno di libera azione da parte di chi ci vive, perchè ognuno degli ingredienti qui sopra elencati, contribuisce a questa ricchezza.
L’architettura di questo organismo, per ciò che è e per ciò che deve continuare ad essere, pretende risposte complesse.

 

“Quanto più l’azione urbana sviluppata dai cittadini si rafforza e si diffonde, la tensione tra miglioramenti spontanei dal basso ” bottom-up” e  pianificazione e politiche superimposte ” top-down”- cresce e si sviluppa progressivamente.

 Ogni volta che quella tensione potrebbe manifestarsi attraverso scontri rumorosi e disordinati, una grande quantità di essa prende semplicemente la forma di confusione.

Bottom-up e top-down non sono del tutto sicuri di cosa fare l’uno con l’altro, in una dinamica tale che il futuro delle città rimane, di fatto, nuvoloso. Come  si possa arrivare, partendo da questi presupposti, ad un futuro più armonioso, sembra che nessuno lo sappia.

Gli strumenti di rinnovo urbano guidati dai cittadini potrebbero assumere un ruolo importante, ma solo se le autorità locali saranno in grado di trasformare queste iniziative in programmi di sviluppo locale.

In altre parole, i politici hanno bisogno di capire i percorsi migliori per facilitare e incanalare l’energia di cittadini impegnati, in modo che le loro città possano sviluppare il loro pieno potenziale”
da Handmade Urbanism – M.L.Rosa, U.E. Eiland (Ed.)

Mi sono serviti molti anni di frequentazione di Napoli prima di cominciare a disegnarla nel modo giusto.
Ogni volta mi racconta una storia diversa: E’ faticoso ascoltarla, seguirla. Ogni giorno cambia storia.

Ho sempre usato il disegno per entrare in sintonia con i luoghi: di solito comincio a disegnare delle veloci istantanee, che poi si arricchiscono di dettagli man mano che approfondisco la conoscenza del posto in cui mi trovo.

Con Napoli la cosa è andata diversamente: ho avuto bisogno di molto tempo perchè quella matassa di impressioni intense finisse sulla carta.
Poi è venuto tutto naturale: tecnica, supporto, immagini, una dopo l’altra, senza soluzione di continuità, un’immagine dopo l’altra a fotografare tutto quello che avevo visto, ascoltato, percepito e registrato in questi anni.
China nera: Il bianco e nero non offre riparo, ferma l’immagine e non permette sfumature; smantella l’immagine e ne mostra l’anima.
Mi piaceva, anche, che potesse essere una specie di omaggio ai mille colori di Pino Daniele

[©Fabio Barilari – Vietata la riproduzione, anche parziale, del materiale pubblicato]

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