Fantascienza e Design - Dieci film - Copertina Industriarchitettura

Fantascienza e design. Dieci film – di Gabriele Niola

Nella nostra testa fantascienza significa design. È la qualità del design, la diversità, la coerenza, la capacità di essere sullo stesso percorso di quello contemporaneo ma un po’ più avanti (sia in meglio che in peggio) a segnare la bontà del colpo d’occhio già nei primi frame.

È un’associazione nata tantissimo tempo fa e rinnovata negli ultimi anni con forza sempre maggiore. Sta scritta nella storia del genere al cinema ed è un campo ineludibile su cui misurarsi.

Il futuro, nelle nostre teste e nei nostri occhi, sta nella qualità del design di interni, palazzi, città intere o anche solo mezzi di trasporto, è la traccia più potente di una visione.

I dieci film di fantascienza con il design più importante di sempre sono una cavalcata in questa storia.

10 – Metropolis

Il primo (per ragioni tempo) a mettere il design al centro di tutto. Fritz Lang era andato in viaggio a New York, aveva visto i grattacieli e capito che non era solo quell’architettura ma ciò che quell’architettura implicava per chi la abitava ad essere il futuro dell’uomo. Era il 1927 e in Metropolis immaginava una città di grattacieli a cui si sarebbe ispirato anche Akira, una in cui in alto stanno le classi abbienti (il design degli interni degli uffici è da urlo, c’è addirittura una scultura a spirale sul tavolo del sindaco) e in basso le classi lavoratrici che macinano per mantenere il benessere dei pochi. La pietra fondamentale di ogni film di fantascienza.

Che poi ci sia anche il robot che avrebbe ispirato C3-PO diventa quasi un dettaglio in secondo piano.

9 – Il pianeta delle scimmie

È il secondo momento di svolta del genere. Dopo decenni in cui la produzione di fantascienza era pura serie B (ma con punte di sublime inventiva come Radiazioni BX Distruzione Uomo), arriva questo film a cambiare tutto. È ragionevolmente identificabile come la prima opera sonora di serie A di fantascienza. Per la prima volta un budget alto, per la prima volta una star (Charlton Heston) e, per le poche scene iniziali nell’astronave, anche un design serio. Anche in precedenza la fantascienza di serie B aveva una componente spiccata di design, ma era poverino, qui le cose cominciano ad essere fatte sul serio.

8 – 2001: Odissea nello spazio

Prima ancora dell’altro tassello fondamentale, Solaris (i cui interni della nave sono stati ripresi pari pari per il Millenium Falcon e poi I Guardiani della Galassia), 2001 immaginava un mondo futuro di interior design, un po’ troppo debitore della moda dell’epoca, ma dominato da un bianco come effettivamente è stato in seguito.

Ancora di più Kubrick non immagina solo interni e abiti futuri ma anche macchinari e strutture come la stazione orbitante, le cinture per viaggiare senza fluttuare e la porta rotante con le scarpette di feltro per rimanere attaccati. Non più solo estetica ma anche funzionalità.

7 – Rollerball

Nel 1975 questo film molto marginale canonizza qualcosa di molto influente. La storia di Jonathan E, campione di uno sport violentissimo in una società che usa la sua trasmissione televisiva per calmare e controllare il popolo, vive in un mondo ideale e terribile. La distopia idilliaca, la società così solare, pulita, essenziale, limpida e ordinata da essere, suo malgrado, spaventosa. Da lì in poi un altro film oscurerà questo paradigma imponendo il suo opposto, la distopia cupa, ma quella solare è quasi più geniale, il sogno troppo bello per essere immacolato davvero.

6 – Guerre Stellari

C’è un mondo di mitologia fantasy, di west e di samurai dietro Guerre Stellari ma anche un lavoro di progettazione di mezzi e ambienti che ha avuto pochi simili. I caccia X-wing, gli interni della Morte Nera, con abiti, caschi, superfici lucide e poi ancora i mezzi di terra, la forma del Millenium Falcon o le case su Tatooine fino ancora ai mezzi con cui si spostano i soldati dell’impero in Il Ritorno dello Jedi. Ogni dettaglio della saga ha un design straordinario e funzionale, sembrano mezzi pronti per entrare in produzione.

5 – Alien

Ridley Scott contamina tutto. C’è la fantascienza e c’è l’horror ma anche un lavoro di inedita capacità sul design di interni. L’astronave Mother non è la classica nave avventuriera o di ricerca, è una nave merci e i suoi passeggeri sono camionisti dello spazio.

Scott mostra a tutti come il concetto di “memorabile” passi non solo per immagini uniche (Sigourney Weaver nella stanza del computer tra mille bottoni) quanto nella capacità di usare quel design per immagini nuove (le ombre create dalla ventola, le luci ad intermittenza) e infine, che il design si applica anche ai mostri. Chiamando l’artista svizzero Giger crea un ibrido tra organico e tecnologico che ha fatto storia. Il design per le creature viventi.

4 – Blade Runner

Come se Alien fosse stato troppo poco Scott allarga il ragionamento a tutto un film. Tutto può essere design, una città intera può esserlo, scene intere possono essere pensate per mostrare il design di un interno (l’arrivo nello studio del creatore degli androidi con le tapparelle elettroniche), carrellate pensate solo per far vedere una via dei bassifondi, i mercati e poi ancora più nel dettaglio i negozi o addirittura il retro dei negozi. Se costumi e trucco erano uno standard, ogni film doveva avere i suoi, che anche palazzi e interni fossero inediti e ideati apposta sembrava assurdo e coinvolgente.

Ma ancora di più questo film ambientato 50 anni più avanti della sua data di realizzazione, viene fatto come uno di quelli girati 50 anni prima. Non solo è un noir, con un ispettore e la sua voce fuoricampo (almeno nella prima versione), ma ha anche una colonna sonora elettronica con canzoni swing, ha un palazzo incredibile dallo stile che grida passato, ha pistole e macchine volanti che incrociano il massimo del futuribile con il gusto per il retro. Tutto, in un senso che più olistico non si può, è coerente. E non abbiamo nemmeno iniziato a parlare della trama.

3 – Robocop

Paul Verhoeven non è un cineasta come gli altri. In tutta la sua carriera hollywoodiana (lui sarebbe olandese) ha fatto film con un doppio registro, action movies che prendevano in giro l’America e i suoi action movies mentre apparentemente ne esaltavano i principi. Robocop è la quintessenza del film repubblicano che mina alle fondamenta quelle idee di giustizia e correttezza attraverso l’uso di una violenza quasi intollerabile. Il poliziotto robot di un futuro molto prossimo ha un design formidabile, la maniera in cui il film è intervallato da spot e propaganda ha fatto scuola ma anche gli interni delle case vuote, gli attici della OCP e infine l’ED-209 (animato in stop motion) sono dei veri gioielli di tecnologia futuribile anni ‘80.

2 – Akira

Rimane ancora oggi uno degli sforzi cinematografici più incredibili di sempre, costi (e incassi) irreplicabili. La storia che Katsuhiro Otomo aveva scritto e disegnato in diversi volumi a fumetti viene compressa in 90 minuti densissimi, in cui trovano sfogo le idee per la città, per le prigioni, l’urbanistica e soprattutto i mezzi del futuro. Probabilmente le migliori moto mai pensate per il futuro.

1 – Tron Legacy

A proposito di moto ci sono quelle di Tron Legacy, sequel impossibile di Tron, che riprende vagamente l’idea della corsa in moto ma con un design tutto suo e stupendo. Tra musiche dei Daft Punk, un costante nero di sfondo con luci al neon blu e verdi, e un design dei suoni che incrocia la musica questo film molto sottovalutato e tutt’altro che commerciale (a dispetto del budget) è un’esperienza di sinestesia purissima che, se fruito in 3D e sul grande schermo, agisce dritto nel cervelletto, pure sensazioni di bellezza anche senza passare per una trama.

FUORI CONCORSO

Dune di Alejandro Jodorowsky

Questo film non è mai stato realizzato (è stato invece realizzato Dune di David Lynch, 1984 – ndr) anche se la sua produzione a lungo è stata lì lì per partire. I talenti radunati erano incredibili: i Pink Floyd a fare le musiche, Mick Jagger, Orson Welles e Salvador Dalì a fare da comparse d’eccezione. Moebius aveva fatto lo storyboard e si sarebbe occupato del design in generale, Giger aveva lavorato alle uniformi e agli edifici dove risiedevano i cattivi, mentre Chris Foss faceva le astronavi.

Prima di Ridley Scott, prima di George Lucas, prima di tutti c’era stato lui, Jodorowsky, con il progetto più folle mai messo su carta, ma anche il più influente. Chi ha visto il bellissimo documentario Jodorowsky’s Dune che ricostruisce tutti i fatti (e, davvero, si può morire dal ridere), ha avuto poi modo di constatare come l’esperienza di aver lavorato a quel film, o almeno alla sua preproduzione, abbia preparato tutti quei nomi a quel che avrebbero fatto in seguito e quanto i disegni per quel Dune siano finiti in molti altri film successivi di questa classifica.

di Gabriele Niola

[Testo ©Gabriele Niola – Vietato riprodurre l’articolo pubblicato su Industriarchitettura]

[Immagini – Fonte web / Immagine di copertina – Fonte web con elaborazione grafica Industriarchitettura]

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