Bonvissuto---Dentro

“Dentro”, Sandro Bonvissuto – di Chiara Persia

IO LEGGO 2.0Dentro è un romanzo breve, oppure la raccolta di tre racconti, non ha importanza come lo si definisca: è il libro di esordio di uno scrittore che merita di essere letto.

Sandro Bonvissuto racconta un protagonista adulto in carcere ne Il giardino delle arance amare, un adolescente a scuola ne Il mio compagno di banco e un bambino ne Il giorno in cui mio padre mi ha insegnato ad andare in bicicletta.

L’autore narra la vita prendendo una “direzione ostinata e contraria”: contraria perché in controtempo, dalla maturità all’infanzia; ostinata perché persegue tenacemente una scrittura essenziale, pesata e pensata, dove nessuna parola è lasciata al caso.

Se si adoperasse una metafora corporea, Dentro ha la struttura di un atleta di salto in alto: un fisico lungo e asciutto, tutto fasci di nervi, allenato a spiccare il volo con naturalezza.

Eppure c’è molto lavoro dietro allo stile di Bonvissuto. Si sente quasi il rumore della continua sottrazione, del togliere, del limare, la fatica di rendere ogni frase essenziale, funzionale e quindi imprescindibile: si comprende cosa significhi il mestiere di scrivere.

Che il protagonista sia unico o che invece siano tre, ciò che arriva a chi legge è la presenza scenica del personaggio, che non abbandona mai il campo, nemmeno quando si è arrivati alla fine.

Dentro è un libro che resta, nella testa  e nel cuore, nell’animo di chi ha percorso le sue pagine perché racconta storie che riecheggiano in ciascuno, perché mette in gioco la persona e l’istituzione, perché sottolinea senza enfasi, sommessamente, la difficoltà di essere fedeli a se stessi quando la società impone le sue regole e i suoi limiti.

Tra le righe si sente un odore rivoluzionario, nel senso più alto del termine; non legato alle ideologie né alla storia.

L’odore della libertà perduta nel momento stesso in cui si entra in contatto con il mondo e le sue strutture.

E c’è struggimento nel ricordo del breve attimo in cui ognuno è invece stato profondamente e unicamente libero: l’autore sembra rimpiangere un tempo di cui non si ha addirittura memoria, un tempo che è stato fondante per la costruzione interiore di ciascuno, un tempo che non torna e che si può soltanto immaginare, provare a sognare.

Bonvissuto scrive che “il tempo è l’unica cosa invisibile che però esiste davvero”: su questa concezione del tempo allora si può costruire una quotidianità, con fatica, impegno, costanza; si possono instaurare rapporti con gli altri che non costringano a patti con se stessi; si può crescere senza perdersi di vista; si può tentare di restare sulla strada originaria, facendo attenzione alle sottili lusinghe che la società mette in atto per fare in modo si diventi omologati e più facili da manipolare.

È difficile e dolente questo cammino, è difficile e dolente ogni storia racchiusa in Dentro: dolore che non si fa nenia, cantilena, che non si commisera.

Bensì si avverte sottile e preciso come una lama che ferisce, e lì nel punto dove ha colpito: rimane il segno, il ricordo, la memoria.

Nel 2013, un anno dopo la sua pubblicazione, il romanzo ha vinto il Premio Chiara e in quello stesso anno l’autore partecipa al corale Scena padre, sempre per Einaudi che, nel 2015, lo ha ristampato nella edizione economica. Mentre quest’anno è stato anche tradotto in Francia.

Forse, anche sulla spinta di queste ultime annotazioni di carattere più editoriale che letterario, conviene leggere il romanzo di Sandro Bonvissuto perché entra a pieno titolo nella storia della nostra letteratura contemporanea, senza battage pubblicitario, senza comparsate televisive: con la forza del racconto e dello stile, con la sola potenza della parola.

[ Sandro Bonvissuto – “Dentro” – Einaudi Editore: http://www.einaudi.it/libri/libro/sandro-bonvissuto/dentro/978880620844 ]

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